mercoledì 10 febbraio 2021

LA DITTATURA DI MARIO DRAGHI

Così Wikipedia descrive cosa fosse la “dittatura” nell’antica Roma repubblicana.

Il dittatore era una figura caratteristica dell’assetto della costituzione della Repubblica romana.
Era un magistrato straordinario eletto dal senato in caso di pericolo e la sua carica non poteva superare i sei mesi. Il dittatore non aveva alcun collega, e nominava come proprio subalterno il magister equitum (“comandante della cavalleria”). Inoltre, il dittatore non veniva eletto dalle assemblee popolari, come tutti gli altri magistrati, ma veniva dictus, cioè nominato, da uno dei consoli, di concerto con l’altro console e con il senato, seguendo un rituale che prevedeva la nomina di notte, in silenzio, in territorio romano. Cicerone e Varrone ricollegano l’etimologia del termine a questa particolare procedura di nomina. Per tutta la breve durata della carica il dittatore aveva pieni poteri ed era da solo al comando della Repubblica di Roma, quando lo Stato si trovava in un momento di crisi. Il suo potere però era limitato dalla durata semestrale del suo mandato e per questo non c’era continuità della carica in questione.

Ai giorni nostri la dittatura ha assunto ben altro significato. La mutazione nasce già con Roma antica, con Giulio Cesare, che assume una nuova veste di dittatore, permanente, non più a tempo, e con poteri assoluti non delimitati. E da quel momento inizia anche l’ascesa di Roma al culmine della sua potenza per concludersi poi nel suo crollo rovinoso.
Nei tempi moderni le dittature sono state, e sono ancora, poteri sostitutivi di quelli de regnanti assoluti, sempre fondate su un appoggio militare, sempre foriere di sventure, culminate in guerre o nella distruzione economica e sociale.

E veniamo a Mario Draghi: tutte le forze politiche, con un distinguo di Fratelli d’Italia, si sono inchinate di fronte all’uomo indicato dal destino, per l’occasione impersonato dal Presidente della Repubblica, affidando a SuperMario il compito di fare l’impossibile, cioè quello che tutti loro, gli un contro gli altri armati, non sono mai riusciti a fare, né in passato né recentemente.
Di fronte al proprio palese fallimento, di fronte ad una crisi profonda, irreversibile e di non breve durata, prevedibilmente, si sono affidati ad un solo uomo.
Se questa non è la nomina di un “dittatore” nell’accezione romano antica del termine, non so cos’altro potrebbe essere. L’appoggio parlamentare quasi plebiscitario, pur tra tanti mal di pancia, in bianco, cioè in assenza di un preciso programma di governo e di un elenco di ministri proposti, configura esattamente il ruolo del dittatore della Repubblica di Roma, e può essere effettivamente quello che ci serve in questo momento.

Ad alcune condizioni:

1. La nomina deve essere REALE, di sostanza, cioè deve prevedere l’accettazione delle scelte del “dittatore” senza la pretesa di condizionarle e manipolarle una volta formulate.

2. Visto che siamo nel 2021 e non qualche secolo prima di Cristo, le scelte del dittatore dovrebbero essere il risultato di sintesi di un VERO, SINCERO ED ATTENTO ASCOLTO, di tutte le parti in causa, pesando le ragioni degli uni e degli altri e poi scegliendo un percorso che non ricusi le istanze delle forze politiche più deboli a favore di quelle dei più forti, trovando soluzioni a carattere di equità, il cui essere tali non può, tuttavia, essere poi messo in discussione. Significa proporre e dibattere, “prima”, ma poi accettare senza discussioni le scelte, quali che siano.

3. Questo potere deve essere “pro tempore”, e qui dobbiamo chiederci quanto debba essere questo tempo. Pochi mesi, come chiedevano le destre, per poi andare a elezioni, oppure sino al termine formale della legislatura? Io credo che un governo di 6 mesi non sia neppure immaginabile, e tantomeno proponibile. Un governo “elettorale” lo affidi a chi ti pare, e non deve decidere nulla: non lo affidi a Draghi. Quindi la risposta è: sino a fine legislatura, un paio d’anni.

Su queste basi l’impegno delle forze politiche dovrebbe essere quello di trasformare il Parlamento, e non solo, in una “assemblea permanente” di analisi dei problemi e formulazione di proposte, senza mai pervenire ad una fase decisionale, demandata al giudizio insindacabile del Governo, con successiva approvazione parlamentare e conversione in legge IN ASSENZA DI EMENDAMENTI.

Questa “dittatura biennale” sarebbe una novità assoluta nel nostro panorama politico, e potrebbe anche porre le premesse per quella destrutturazione e riconversione delle forze politiche che è la necessaria premessa di qualsiasi sviluppo futuro che sia costruttivo e non conduca rapidamente a nuove situazioni di stallo.

Dopo due anni le forze politiche rinnovate potrebbero proporsi più credibilmente al Paese nella fase elettorale per ricostruire un Parlamento rinnovato ed un Governo all’altezza delle ambizioni di quello che fu il cuore della civiltà europea.

Potrei aggiungere che, se in questi due anni tutte le forze politiche e sociali si organizzassero seriamente per formulare una “nuova Costituzione” nazionale e su questa base i partiti si presentassero alle elezioni con una NUOVA COSTITUZIONE, frutto di una condivisione storica delle ragioni della nostra convivenza civile, allora avremmo toccato il cielo con un dito, ma forse questo è chiedere troppo.

Ing. Franco Puglia

Milano, 7 Febbraio 2021

lunedì 16 ottobre 2017

CONTIAMOCI NEL PARTITO DELL'ASTENSIONE


Nel 2018, perciò ormai fra poco, si terranno le elezioni politiche nazionali. L'esito è prevedibile e sarà disastroso, comunque vada.
L'astensionismo sarà elevato, come sempre, più di sempre, per la disaffezione della sinistra dal PD e per l'analoga disaffezione della destra da Forza Italia, l'ostilità di tanti verso l'ipotesi leghista di Salvini, per non parlare del frammento Meloniano. Paradossalmente, "al centro", il Movimento 5 Stelle, che non è una opzione per i tanti elettori potenziali di centro destra.
Dei gruppuscoli in area liberale non faccio menzione: privi di seguito, credibilità, massa critica.
Non credo che qualcuno possa raggiungere il 3% dei voti.

Resta l'astensione, che però non pesa sul risultato elettorale.

Ma allora perchè non votare invece per un NON PARTITO, che non si presenterà alle elezioni, non verrà screditato dal risultato elettorale, non costringe l'elettore a turarsi il naso, ma permette a tutti gli astensionisti di centro destra di CONTARSI, di raccogliere le forze in un PROGETTO APERTO, dove è tutto da costruire, non per il 2018, ma per il DOPO TERREMOTO, quando qualcuno dovrà pur raccogliere i cocci del paese ...

Non serve molto : basta un messaggio, una mail a info@svoltaeuropea.eu che dica : "mi chiamo Mario Rossi, vivo a (Città) e mi astengo dal voto in queste elezioni politiche.
Noi conteremo questi NON voti e sapremo in quanti siamo, quante sono le persone disponibili a costruire una ALTERNATIVA DI SVOLTA, che metta la parola fine a "questo" centro destra ed apra nuove prospettive.


CONTIAMOCI ! USCIAMO DALL'ANONIMATO.
Farlo non costa nulla ma apre una porta verso il DOPO ...

Ing. Franco Puglia - Promotore dell'iniziativa







giovedì 14 settembre 2017

L’ILLUSIONE E LA SUA NECESSITA’

“Dobbiamo distruggure l’illusione se vogliamo pervenire alla radice della condizione che provoca la NECESSITA’ dell’illusione”. In questi giorni leggo di tre’ argomenti costantemente al centro dell’attenzione di commenti , discussioni, analisi :
  1. jus soli
  2. Nuove leggi anti-fascismo
  3. Problema immigrazione
Nel leggere i vari commenti, anche della stampa, riguardo ai tre argomenti , esattamente come accade , ormai da anni, riguardo a tutti gli altri problemi che, via , via, acquistano la maggioranza delle attenzioni, si finisce irrimediabilmente con i riferimenti a idelogie che sottendono i principi a cui ci si appella nell’affrontarli. In Italia si finisce all’appellarsi a “destra” o “sinistra” , etc. In america a “repubblicano” o “Democratico”. Siamo certi che le ideologie siano l’argomentazione adeguata alla soluzione del problema? e , sopratutto, siamo certi che i problemi su cui dibattiamo siano realmente i piu’ importanti e pressanti? Se fosse tutta un’illusione qual’é la reale necessità che la sottende?
Appellandomi alla frase introduttoria di questo post, incomincio col distruggere l’illusione. “Jus Soli”, “Leggi anti-fascismo”, “problema immigrazione “ (sì , anche quello) non sono il problema pou’ pressante e la sfida piu’ seria che affronta il paese. Incominciamo dall’immigrazione :
E’ innegabile che la posizione del governo é stata a lungo passiva , deregolata, addirittura suscitando sospetti, provabilmente fondati, che ci sia sotto una strategia sinistra di gruppi di potere , che in qualche modo condizionano le politiche del paese, per il proprio vantaggio economico a danno dell’interesse dei cittadini. Ma come si fa a non accorgersi che il problema é stato ingigantito dal degrado in cui versano TUTTE LE ISTITUZIONI DELLO STATO. Immigrazione incontrollata in un paese in cui la Giustizia non funziona (ammesso e non concesso che ci sia), la Sanità non funziona, l’Economia é in crisi, le strutture di accoglienza sono limitate e disorganizzate, Politiche di integrazione non esistono, etc., etc., etc. Dunque, qual’é il vero problema ? l’immigrazione o l’assenza totale di strutture adeguate al gestirla?
“Jus Soli”: si puo’ ripetere quanto sopra, i due problemi hanno numerosi addentellati , ma siamo certi che , permanendo il fatto che ci sono problemi ben più pressanti da affrontare, la soluzione dipenda dall’essere di Destra o Sinistra? e , sopratutto, siamo certi che Destra e Sinistra altro non siano che un’illusione creata ad arte per limitare il nostro senso critico e dirottarlo in aree di incidenza in cui é molto piu’ semplice controllarlo?
Leggi Antifasciste: Non voglio scrivere a lungo su un’emergenza fittizia come questa, non e’ minimamente necessario. Faccio solo una domanda :” secondo voi cos’è piu’ importante , andare al voto senza una legge costituzionale tra 6 mesi, addirittura tenendo in piedi un governo Zombie per un’altro anno utilizandone la mancanza, proditoriamente, quale “giustificazione di comodo” o lanciarsi al trasformare la parola “dux” in foglie di fico per nascondere la vergogna dei genitali che sono parte , volenti o nolenti, del processo evolutivo di cui siamo parte?
Quindi le tre’ emergenze sono un’illusione. Stabilito questo , quali sono i reali problemi e le emergenze del paese su cui l’esecutivo si dovrebbe concentrare? Ne ho accennato prima, inutile ripetersi, ciò su cui invece voglio sgombrare immediatamente il campo é il fatto che quei problemi non sono né affrontati né , tanto meno, risolti a causa di “Incapacità ” o “incompetenza” . Prendiamo l’esempio di quello che dovrebbe essere il più semplice da risolvere :” la riforma della legge elettorale” .Come mai non si riesce a venirne ad una? Sgombrato il campo da illusioni, la motivazione é chiara:” Nessuno dei partiti dell’arco costituzionale ha la minima intenzione di implementare i dettami della costituzione nel disegnare una legge elettorale”. Anche il perché é chiaro , che siano i partiti in base alle loro logiche (su cui posso scrivere non un post , ma un’enceclopedia) a decidere la rappresentanza politica del paese , non i cittadini. Ecco come la condizione di base che determina la necessità dell’illusione, propagandata a piene mani, bocche e orecchie, si trasforma in “ESEGESI DI DESTRA E SINISTRA” . Ecco il sistema con cui la propaganda inibisce il senso critico ingabbiandolo nella cella di illusioni .
Come uscirne? impossibile votando partiti questo non solo é evidente, ma , tragicamente, provato storicamente. Cercate di svestire condizionamenti propagandistici e analizate la storia della Repubblica Italiana da quando hanno tolto le preferenze dalle schede elettorali; quanto accaduto é evidente. Anche quando, a dimostrazione della frustrazione da alienazione di grossa parte dell’elettorato, gruppi extra/parlamentari e radicali hanno ottenuto consensi e rappresentanza , nel giro di una legislatura si sono , convenientemente , adeguati al sistema Partitico (lottizzazione, convenienze varie, corruzione, e oligarchia) . Sono sempre più le persone che stanno prendendo coscienza di quanto affermo , lo dimostrano la germinazione spontanea di sempre più numerosi gruppi di poche persone completamente avulse al messaggio partitico . C’é solo , a mio modesto avviso, una possibilità : eliminare dal campo le divisioni ideologiche fondate sull’illusione di convenienza propagata dal sistema e associarsi in gruppi sempre piu’ numerosi , con la speranza di dare omogeneità alla germinazione spontanea e irrobustirla creando una massa sufficente ad acquisire esposizione. Presentarsi da indipendenti con Nome e Cognome sotto l’egida (obbligatoria visto quello che sara’ il sistema elettorale vigente) di un partito il cui simbolo sia completmente sganciato da pretese ideologiche. Gente il cui obbiettivo e’ affrontare i problemi reali del paese, a partire dallo scardinare la partitocrazia e le sue illusioni.
Provate a leggere tutta la vicenda della riforma costituzionale ( chi pro e chi contro) alla luce della necessita’ di creare illusioni e inibire il senso critico dell’elettorato e guardate che razza di quadro orrendo ci stanno dipingendo sotto il naso da anni. Unirsi e fare massa o vivere di illusioni di comodo per venire ridotti ad una mandria di pecore. Non vedo alternative.

martedì 30 maggio 2017

SCENARI MONDIALI E SCENARI NOSTRANI

Francia e Russia si incontrano a Versailles .

Pensare IN GRANDE ecco cosa deve essere passato per la testa di Macron quando ha puntato alla presidenza della Francia ed ora con questo incontro con Putin alla Reggia di Versailles.
Forse Macron ha voluto mettere a confronto Versailles ed il Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, simboli di epoche imperiali europee che forse, in qualche modo, tornano alla ribalta quando le Americhe si allontanano dal vecchio continente e questo si scopre isolato, ricco soltanto della sua Storia.
I GRANDI d'Europa vogliono tornare alla ribalta : la Francia e la Russia ne fanno parte storicamente, di diritto, assieme alla Germania, oggi la nazione più potente, senza l'Inghilterra, prigionera anch'essa della sua Storia, del suo essere un'Isola, che guarda più all'orizzonte sul mare che verso le terre continentali.
Italia e Spagna sono al confine di questa parte del mondo, e non faccio cenno della Grecia, o dei paesi che occupano i territori orientali d'Europa, paesi marginali nella Storia antica e moderna.
La prospettiva è quella di ridisegnare gli equilibri mondiali, in un'epoca che sta mostrando i limiti della crescita senza fine, con il rallentamento cinese e dei giganti asiatici, con le rinnovate crisi sudamericane, con lo sfacelo africano, i remi in barca statunitensi.

In tutto questo noi BRILLIAMO PER LA NOSTRA ASSENZA.
Come SEMPRE, ormai da sempre.
Un ruolo marginale che dovrebbe farci provare profonda vergogna.

L'Italia che fu culla dell'Impero Romano, del Rinascimento, culla del Cristianesimo, una religione che ha improntato del suo credo mezzo mondo, appare sfiancata, priva di visione, priva di uomini o donne credibili, capaci di rappresentare il meglio delle stremate forze che pur sopravvivono nel paese. Le vecchie generazioni si stanno spegnendo e le nuove appaiono come la risultante delle insufficienze di quelle che le hanno precedute.
La malattia è diffusa e profonda. Servono anticorpi robusti per combatterla, servono uomi e donne di grande dirittura morale, di elevata cultura ed intelligenza, capaci di infondere una potente iniezione di FIDUCIA che stravolga il presente per FONDARE il futuro.

A questo guarda il progetto di Svolta Europea, che si propone come MESSAGGIO CHIARO a quanti sono consapevoli della loro RESPONSABILITA' umana e civile, nei confronti di se stessi e del paese che ha dato loro i natali, e che debbono ESPORSI E PROPORSI per condurre questa nave fuori dalle secche in cui si è arenata.

Il momento è propizio : il mondo attorno a noi sta cambiando rapidamente e NOI  ITALIANI  dobbiamo scaricare la zavorra fuori bordo e riprendere coraggiosamente il mare.
UNA NUOVA ITALIA PER UNA NUOVA EUROPA.
Molti tra noi NON HANNO NULLA DA IMPARARE DALL'EUROPA, E MOLTO DA INSEGNARE.
Ma occorre USCIRE ALLO SCOPERTO. 

domenica 4 dicembre 2016

10 PUNTI DI POLITICA ECONOMICA DI ADRIANO TESO

 

1) Giustizia : semplificazione legislativa, con decadenza automatica delle leggi che non esauriscono nel loro stesso testo ogni prescrizione (cancellazione riferimenti esterni) e decadenza automatica degli articoli di legge ripresi da leggi più recenti.

2) Servizi pubblici in concessione a tempo limitato, rinnovabile. come per i monopoli naturali : Ferrovie, Porti, Autostrade, Aerei, Spiagge, con abolizione delle aziende pubbliche, anche comunali.

3) Semplificazione dei rapporti di lavoro, resi uniformi tra impiego pubblico e privato.Cessazione unilaterale del rapporto di lavoro, regolata da contratti di lavoro individuali, nel rispetto di poche regole di base che prevedano regole eque in caso di cessazione.

4) Semplificazione burocratica, da progettare assieme ai soggetti destinatari delle procedure.Principio di informazione, responsabilità e controllo : ti informo sulle regole, tu operi nel rispetto delle regole, sotto la tua responsabilità, senza autorizzazione previa, poi controllo di esecuzione.Sanzioni scoraggianti per chi non rispetta volutamente le regole.

5) Pressione fiscale sulle aziende comparabile a quella dei concorrenti esteri.

6) Revisione del sistema di assistenza sociale per passare da un regime assistenzialista generalizzato ad un sistema assistenziale sostenibile e mirato. Reddito di sussistenza a tutti i realmente bisognosi. Graduale passaggio ad un sistema pensionistico pubblico di base con integrazione individuale.

7) Scuola : privatizzazione degli istituti di formazione e contributo statale alle famiglie per il pagamento della retta scolastica. .

8) Copertura delle spese sanitarie sotto forma di assicurazione pubblica ma con istituzioni sanitarie interamente private.

9) Istituzioni : organizzazione di stampo federalista, sulla base del principio di sussidiarietà, partendo dall'autonomia individuale, risalendo poi all'istituzione comunale, regionale, federale nazionale e federale europea, dove è il Cittadino a decidere in cosa aderire a livello superiore, e così via )

10) Fiscalità equa sulle persone fisiche con soli tre tipi di imposta ( Reddito, Consumo, Patrimonio ) Fino ad un massimo complessivo individuale del 40% di pressione sul reddito .


10 PUNTI COMPATIBILI COL PROGETTO DI SVOLTA EUROPEA, UN OBIETTIVO NON A PORTATA DI MANO, MA UNA DIREZIONE VERSO CUI TENDERE PER INVERTIRE LA DIREZIONE DI MARCIA, RISALENDO LA CHINA LUNGO LA QUALE STIAMO SCIVOLANDO VERSO IL FONDO.

lunedì 21 novembre 2016

Il mondo ai piedi di Angela Merkel


Estremo difensore dell’Occidente”, “guida delle democrazie liberali”, “fulcro della stabilità internazionale”. Gli encomi di cui la stampa mondiale e più specificamente gli ambienti dell’Internazionale Democratica hanno ricoperto Angela Merkel, in questi giorni in cui si attendeva spasmodicamente la sua ricandidatura a Cancelliere, appaiono tanto più ragguardevoli quanto più stridenti non solo con la malcelata ostilità degli anni passati, ma anche e sporattutto con le tradizionali e quasi indelebili stigmate del Sonderweg, con le quali ancora oggi troppo spesso viene rappresentato il popolo tedesco.
Per chi non fosse familiare col termine, quello di Sonderweg (“via speciale”) è un concetto elaborato dalla storiografia post-bellica, secondo il quale alcune variabili economiche avrebbero avviato la Germania, fin dal diciottesimo secolo, su un sentiero alternativo rispetto a quello percorso dalle democrazie liberali occidentali,  USA, Regno Unito e Francia – portandola fatalmente a scontrarsi con esse. La Repubblica di Bonn del 1949 nella sua posizione di subelternità agli Alleati vincitori, prima ancora che su deteminate basi diplomatiche e giuridiche fu fondata su questo complesso di colpa dei Tedeschi per il proprio passato militarista e nazionalsocialista.  Eppure se, dopo il secondo conflitto mondiale, c’è stato un politico che più di qualunque altro è stato accusato di portare la Germania nuovamente in rotta di collisione con la comunità euro-americana, in almeno tre momenti cruciali, è stato proprio Angela Merkel.
Innanzitutto nel 2010, quando la stampa internazionale, in occasione della crisi greca, prese d’assalto il Cancelliere per la sua opposizione agli scellerati piani francesi di mutualizzazione dei debiti, accusando Berlino di mettere a repentaglio l’Euro per piccoli interessi elettorali o addirittura di voler sfruttare la crisi per mercanteggiare una revisione del proprio status internazionale; salvo poi alimentare, non appena la Germania si piegò alle pressioni degli interventisti, la leggenda secondo cui i Tedeschi avrebbero in qualche modo beneficiato dell’operazione. Seguì un interminabile e interminato dibattito, portato avanti a tratti nei consessi internazionali dalla stessa presidenza democratica USA, sulla necessità che Berlino modificasse il proprio modello economico, fondato sulla competitivtià industriale e sul buon ordine dei conti pubblici; dibattito che è riecheggiato immancabilmente persino negli articoli elogiativi di settimana scorsa.
Successivamente nel 2011, quando Merkel, rifiutandosi di avvallare la Guerra di Libia, promossa da Washington, Parigi e Londra e infine digerita anche da Roma, fu accusata di aver tradito la solidarietà euroamericana pur di salvaguardare le relazioni commerciali con Cina e Russia. Curioso che solo ora si veda nella Germania un argine ai venti autoritari che spirano da Mosca e alla politica espansionista del Cremlino in Ucraina.
Ma il terzo e più drammatico momento si ebbe nel 2015 nel corso della seconda crisi greca. Mentre il ruolo di pubblico avvocato dell’antipatico rigore teutonico fu allora riservato al Ministro delle Finanze Schäuble, il Cancelliere Merkel, per alcune settimane almeno, assunse la guida di quanti si opponevano alla supina accettazione degli imponenti flussi migratori che la politica greca  e forse quella italiana – aveva consapevolmente aperto vero l’Europa centro-settentrionale come strumento di pressione nel corso della trattativa sul debito. Seguì poi il radicale e ben noto cambio di linea, supponiamo suggerito dal timore che la mancata condivisione dell’onere dell’accoglienza con gli Stati del Sud – proprio in un momento in cui il tentativo di isolare Tsipras suscitava un’ondata di tedescofobia in Europa – avrebbe portato ad una rottura disordinata dell’Unione, che sarebbe stata fatalmente imputata alla Germania. Così Merkel da poliziotta “spietata” che nega il diritto d’asilo ad una bambina siriana fu promossa ad alfiere della politica delle porte aperte e dell’integrazione.
È fin troppo ovvio che la progressiva riabilitazione della figura politica del Cancelliere, da gretta casalinga sveva a statista idealista di respiro globale è stato dettato via, via dalle crescenti preoccupazioni nutrite dalla comunità internazionale per l’involuzione autarchista della politica occidentale, culminata con lo scisma britannico e la vittoria elettorale di Trump. Così gli stessi ambienti che precedentemente disconoscevano il diritto della Germania ad elaborare dottrine di politica europea ed internazionale proprie, bollandole pregiudizialmente come rigurgiti di sciovinismo prussiano, dopo aver riportato una sconfitta dopo l’altra nello scontro con i nazionalisti veri, hanno dovuto riconoscere non solo la legittimità di molti dei timori espressi da Angela Merkel sull’agenda di Washington, Parigi e Londra, ma in alcuni casi persino la loro correttezza nell’economia degli interessi democratici dell’Occidente.
Forse, prima che sia troppo tardi, è ora di capire che il vuoto politico che si sta creando in Europa, in un momento  storico in cui solo Berlino sembrerebbe capace di esprimere una leadership credibile, è figlio anche del miope lavoro di delegittimazione operato in certi ambienti internazionali ai danni della Germania. Forse, prima che sia troppo tardi, è ora di capire che non si può pretendere che Merkel o i suoi successori siano guida autorevole dell’Europa, se si continua, ad ogni occasione utile, ad additare la nazione tedesca come un paria colpevole per via genetica dei crimini del nazismo ancora dopo quattro generazioni. Forse, prima che sia troppo tardi, è ora di capire che riconoscere in un Cancelliere il baluardo della cultura liberal-democratica occidentale, significa già di per sè aver posto fine, volenti o nolenti, ad un’era della storia.

mercoledì 16 novembre 2016

IL SIGNIFICATO DEGLI SLOGAN DI SVOLTA EUROPEA

  • Europeizzazione SI : unire i popoli frammentati della Nazione Europea.
    L'Europa di oggi è il risultato di secoli di lotte interne per il potere, nell'epoca del predominio delle case regnanti.
    La framentazione delle popolazioni europee è storica, e si manifesta attraverso differenze linguistiche e culturali, ma questo è naturale, perchè gli esseri umani tendono a frammentarsi in piccoli gruppi, più che ad unirsi in grandi aggregazioni, per il semplice motivo che le grandi aggregazioni tendono ad essere “imperiali” , ad imporre cioè dall'alto il loro volere ai popoli sottostanti, in aperto conflitto col bisogno innato di libertà.

    Esigenze di difesa collettiva hanno spinto tuttavia i popoli ad accettare i Regni, malgrado le limitazioni di libertà.
    Oggi le cose sono diverse, ma non troppo. Il rigetto diffuso nei confronti della U.E nasce dalla percezione di essere soggetti ad un “imperio”, a causa della struttura poco democratica e molto burocratica della U.E. Che legifera su troppi temi mentre non provvede ai compiti essenziali dell'”impero” : la politica estera comune, la difesa dei confini, la forza militare comune.
    Tutto questo significa che NON ci sono alternative : o l'Europa si struttura per fornire alle sue popolazioni ciò di cui hanno bisogno per riconoscere l'utilità di questa aggregazione, quindi una unione politica sovranazionale, neonazionale, integrando le forze di difesa, la giustizia, la sicurezza, i confini, oltre che la moneta, oppre la U.E. non ha ragion d'essere e le forze contrarie la faranno a pezzi in poco tempo. Brexit è il primo passo.
  • Globalizzazione NO : quando significa allineamento ai paesi più poveri
    Un altro elemento fondamentale dei nostri tempi è la cosidetta globalizzazione.
    Risultato di spinte liberiste orientate allo sviluppo del commercio internazionale ed alla crescita economica di tutti i produttori, la globalizzazione ha avuto effetti positivi ma anche negativi che stanno producendo reazioni di chiusura diffuse, confermate anche dalle intenzioni programmatiche del nuovo presidente degli Stati Uniti. Il libero mercato internazionale equivale a mettere in contatto diretto tra loro tante provette contenenti liquidi con colori diversi e livelli diversi.
    Per il principio dei vasi comunicanti i livelli nelle varie provette diventeranno uguali ed il colore del liquido diventerà uno solo, indistinto.
    Il paradosso è che questa spinta nasce dal liberismo ma coincide con principi marxisti che guardavano all'internazionalizzazione dei mercati mondiali sotto l'egida comunista.
    Il fallimento di questi progetti risiede nella loro stessa teorizzazione astratta, scollegata dalla realtà e dai bisogni della gente. Oggi la provetta cinese ha scaricato il suo liquido in tutte le altre provette, ed anche se i colori delle varie provette non sono ancora indistinti, gli effetti sono sensibili.
    I cinesi sono meno poveri, molti sono ricchi, mentre altrove nel mondo la gente è più povera, ed alcuni sono straricchi.
    Un tale processo può soltanto allineare tutti al paese più grande, per popolazione e capacità di impatto economico globale, cioè la Cina, e significa livellamento economico di tutti verso il basso, non verso l'alto. Questo sistema di scambi va ridimensionato.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Autarchia europea? NO. Ma neppure mercato delle vacche.
    Commercio paritario.
    Principio di reciprocità; equilibrio negli scambi.

    Respingere la globalizzazione non deve essere inteso come un ritorno al protezionismo e come ostacolo agli scambi internazionali, cosa che sarebbe insensata ed anti storica, se pensiamo che gli scambi internazionali si perdono nella notte dei tempi, con le carovane dei mercanti che soi spostavano dall'Europa all'Asia e viceversa. La differenza è che in passato questi scambi arricchivano tutte le parti in campo ed il volume degli scambi non era impattante, mentre oggi i volumi di scambio e la loro intensità creano squilibri economici devastanti. Si tratta quindi, molto semplicemente, di regolare il libero scambio limitandone gli eccessi distorsivi.
    In questo campo non si possono precostituire regole, ma vanno stabilite caso per caso.
    Una cosa di cui occorre tenere conto è che nei paesi avanzati, come Europa ed America, non tutti i produttori operano in settori ad alto valore aggiunto in cui la concorrenza dei paesi emergenti è modesta o inesistente, ma operano anche in segmenti di mercato dove la concorrenza esiste, è molto forte e si basa su condizioni di produzione molto diverse, sotto il profilo del costo del lavoro, dei diritti sul lavoro, del costo della vita locale, ecc, ecc.
    Fermo restando il principio essenziale della necessità della concorrenza e della NON salvaguardia di posizioni protezionistiche, è tuttavia vero che le produzioni nazionali vanno ragionevolmente salvaguardate, anche se si tratta di produzioni a basso valore aggiunto facilmente aggredibili dalla concorrenza internazionale. Il principio di fondo dovrebbe essere l'equilibrio nei volumi di scambio di merci tra paese e paese, equilibrio senza il quale si creano “squilibri” economici e sociali.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Europa come Nazione, distinta da quelle asiatiche, africane, americane.
    Europa dei popoli, che non coincidono con gli Stati del '900.
    Rigetto dei nazionalismi novecenteschi: Nazionalismo Europeo Continentale.
    Politica estera e difesa : una sola, nazionale, continentale

    Un concetto importante, quanto innovativo, è quello, da introdurre, di NAZIONE europea.
    Oggi se si pensa ad una “nazione” la si identifica con lo stato, e sta bene, ma bisogna chiedersi cosa sia una nazione e perchè si sia strutturata come stato. Popolo e nazione non coincidono : molte nazioni europee, e non solo, ospitano popoli diversi, poco diversi o molto diversi.
    I popoli sono una risultanza storica, derivante dagli insediamenti umani storici, determinati geograficamente.
    Le nazioni sono una risultanza economica, derivante da aggregazioni storiche dei popoli, per esigenze di ordine commerciale, difensivo, in definitiva economico.
    Immaginare oggi le nazioni europee come coincidenti con gli stati europei determinati dalle risultanze della Storia europea appare riduttivo.
    La U.E. Nasce da esigenze di ordine economico tipiche dell'aggregazione nazionale.
    Il percorso europeista è ancora molto arretrato, non essendo ancora stati messi in atto i processi politici fondamentali, quali l'istituzione di una Giustizia europea integrata ed una difesa europea comune, basata su una sola politica estera comune e condivisa.
    Occorre quindi ragionare in chiave di Nazione Europea, in cui le differenze linguistiche e culturali che esistono caratterizzano i popoli, non la Nazione.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Europa Federale, federazione delle sue popolazioni, non delle sue burocrazie. Popolazioni d'Italia, e d'Europa, in una sola Nazione Europea.
    Una sola Europa, un solo confine, verso tutti i punti cardinali.

    La concezione di una Nazione europea sopra descritta, una nazione di popoli diversi, quindi non omoigenea linguisticamente e culturalmente, comporta come sola possibile conseguenza la costituzione di un organismo politico federale dei popoli europei, che non coincide con l'attuale Commissione Europea, mentre si avvicina all'attuale Parlamento Europeo.
    La Commissione non è espressione elettiva dei popoli europei, come dovrebbe essere in una struttura federale analoga a quella svizzera o americana, mentre esprime un equilibrio tra i poteri di vertice dei singoli stati.
    E' naturale che un tale modello venga contestato da tanti e produca reazioni di rigetto verso la U.E. Il modello va cambiato e reso democratico su scala europea, e in fretta.
    L'antieuropeismo è il prodotto di un cattivo europeismo.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Immigrazione, da ovunque provenga, al di fuori di questi confini : NO grazie. Ingressi limitati e controllati. Accoglienza ? L'Europa non è un hotel.
    Quello dell'immigrazione è un tema dirompente, distintivo, alla base di tutti i movimenti neo-nazionalisti . Qui si scontrano due visioni del mondo diametralmente opposte:
    a) L'internazionalismo di matrice cristiana ma anche socialista e turboliberista, che guarda al mondo senza fare alcuna distinzione di ordine etnico e culturale, immaginando l'umanità come una indistinta massa di “figli di Dio” oppure di “lavoratori e proletari” oppure di “forze di mercato”.
    b) Il nazionalismo, fondato sulla percezione biologica degli esseri umani di qualsiasi razza e cultura, che esprime un bisogno insopprimibile di identità personale e collettiva, di gruppo, dove ciascuno vuole riconoscersi nel suo vicino di casa, vuole parlare la sua stessa lingua o dialetto, vuole apprezzare gli stessi cibi, vuole condividere la medesima storia, la medesima cultura. La coesione sociale è il prodotto della somiglianza non della diversità.
    La concezione nazionalista può apparire arretrata, ma è fondata su bisogni umani biologicamente predeterminati, mentre la prima è una astrazione razionale, dettata non dai bisogni, ma da elaborazioni del pensiero umano, che determinano in astratto ciò che sarebbe giusto e ciò che non lo è.
    Opporsi razionalmente alla natura umana potrebbe portare a dire che sia meglio vietare i rapporti sessuali in quanto potenzialmente pericolosi per la salute (AIDS ed analoghi) sostituendoli con la fecondazione assistita per la procreazione e con l'autoerotismo virtualizzato per la soddisfazione dei bisogni erotici.
    La mente sa anche partorire mostri e bisogna saperli individuare.
    Quindi il fenomeno migratorio di massa delle genti provenienti dall'Asia e dall'Africa impone una scelta NETTA tra le due posizioni, che sono inconciliabili. Quella che propone Svolta Europea è la seconda, di stampo nazionalista ma in chiave europea, una posizione che mostra una sua crescente prevalenza nei paesi europei e che viene rafforzata dall'elezione del nuovo presidente americano anche per quanto attiene agli USA.
    In Italia già esiste un partito politico che si è fatto portavoce di questi temi (la LEGA) soltanto che lo fa in chiave anti-europeista, con una concezione economica risibile, una visione politica che offre una prospettiva regressiva e non di progresso. Il progetto leghista, orfano del federalismo, è zoppo e non ha un futuro credibile. Svolta Europea porta la concezione nazionalista a livello europeo, immaginando una Europa dei popoli che non diventi il rifugio dei disperati di ogni continente.
    Questo nazionalismo europeo ha anche lo scopo di fare massa critica nei confronti dei colossi asiatici ed americani, cosa che ogni singolo stato europeo attuale non potrebbe mai fare da solo.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Politica fiscale: su base federalista; libertà di imposizione e di spesa territoriale; fiscalità unica e condivisa a livello Nazionale continentale
    Una unione di popoli comunque diversi tra loro come quelli europei può essere realizzata soltanto su base federale, in maniera non dissimile da quella svizzera. Questo significa darsi due piani ben distinti di imposizione fiscale e di spesa pubblica : una di carattere territoriale, per quanto possibile determinata sulla base delle esigenze locali di spesa, a cui deve corrispondere una equivalente imposizione fiscale, ed una di carattere sovraterritoriale, sino al livello europeo, con una spesa pubblica limitata all'assolvimento dei compiti federali ed una conseguente imposta federale a carico di tutti i cittadini europei. Qualcuno potrebbe ragionare in chiave di armonizzazione fiscale europea, cioè con una fiscalità identica in tutti i territori, ma questa cosa ha senso in una nazione “imperiale” e non federale. Nella nazione imperiale tutti i sudditi debbono pagare le medesime tasse, ma in quella federale no : ciascuno paga in funzione dei servizi che vuole ricevere, con le differenze anche di efficienza che sono peculiari di ogni realtà amministrativa locale.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Politica economica : DEFICIT NEGATIVO. Incassi più di quanto spendi e riduci il DEBITO. Tasse e spesa pubblica in discesa.
    Anche qui si scontrano due grandi correnti di pensiero : quella del “deficit spending”, e quella del pareggio di bilancio, tipicamente di matrice tedesca. A sinistra si pensa che lo sviluppo si possa realizzare con la spesa pubblica a debito, e poi qualcuno restituirà il debito, forse.
    Il PD renziano, che da molti a sinistra vine visto come non più di sinistra, promuove il deficit spending, quindi …
    Svolta Europea promuove il pareggio di bilancio e la riduzione progressiva e costante del debito pubblico.
    Questo non implica che, occasionalmente, non si possa fare del debito pubblico, ma deve trattarsi di procedure eccezionali e non sistematiche. Il mondo intero si è dato un modello di vita basato sul debito pubblico : pochi stati fanno eccezione; i più deboli falliscono ripetutatmente, i più forti sopravvivono precariamente, sino a quando uno scossone più forte degli altri non farà precipitare tutto. Noi italiani dobbiamo smetterla di fare debiti ed imparare a vivere su quello che siamo capaci di produrre, in termini di reddito, senza cercare di vivere al di sopra delle nostre possibilità.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Pubblico e privato : pubblici i monopoli di fatto; privato tutto ciò che può essere in concorrenza. L'impresa sia privata, il servizio sia pubblico.
    Queste affermazioni si basano sul pensiero di stampo liberale in economia, il quale afferma che la ricchezza si produce facendo impresa e che l'impresa deve essere libera di operare nell'interesse di chi la costituisce, di chi ci lavora e di chi trae beneficio da quanto produce: i consumatori.
    Significa ridimensionare progressivamente l'intervento della pubblica amministrazione dove questa possa essere sostituita vantaggiosamente dall'impresa privata senza costituire posizioni monopolistiche private e quindi operando in condizioni di autentica concorrenza, nell'interesse del cittadino consumatore. Significa combattere la collusione tra interessi privati d'impresa e pubblica amministrazione, madre di ogni corruzione.
    Significa riportare i cittadini al rispetto del principio di responsabilità individuale, alla consapevolezza di dover contare sopratutto sulle proprie forze e non su quelle di uno Stato assistenziale sempre ed ovunque, mucca da mungere, che dà sempre latte ma a spese di chi produce col sudore della sua fronte. Non significa cancellare l'assistenza pubblica, ma significa limitarla a chi non può farne oggettivamente a meno, indipendentemente dalla sua volontà e dalle sue possibilità.
  • La Politica : nell'interesse dei cittadini, non dei professionisti della politica.
    Significa guardare ad un superamento della separazione dei ruoli nell'occuparsi della POLIS, cioè del bene comune, comunque inteso, immaginando una progressiva maggiore partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica ed una graduale riduzione del peso della politica di mestiere, con posizioni consolidate negli anni, che portano ad orientare l'azione politica verso i propri interessi di sopravvivenza nel ruolo, anzicchè verso quelli dei cittadini.
  • Separazione dei poteri : organizzazione e sviluppo del partito politico, da un lato, candidatura ad incarichi pubblici elettivi, dall'altro. No al doppio ruolo.
    Questo è un elemento CHIAVE del progetto aggregativo di Svolta Europea. Significa guardare al partito politico come terreno collettivo del FARE POLITICA, mediante il confronto delle idee, la selezione spontanea dei ruoli organizzativi interni ed elettivi esterni al partito, lo stimolo al movimentismo ed alla partecipazione attiva, impedendo la formazione di gruppi di potere che condizionino la formazione delle posizioni politiche e delle candidature ad incarichi politici pubblici. I partiti di oggi sono espressione del potere personale di pochi, sono leaderistici, più terreno di sviluppo di collusioni di interessi economici privati con la politica che terreno di sviluppo di idee e progetti di interesse collettivo. Separare i ruoli aiuta nella selezione meritocratica dei candidati ad incarichi istituzionali pubblici, togliendo loro ogni potere sul partito ma anche togliendo al partito ogni potere su di loro. Ciascuno deve esprimere il meglio di sé : alcuni possono farlo nei ruoli esterni, altri in quelli interni.
  • Questo è un PALETTO non superabile del progetto di Svolta Europea.
  • Partito come specchio del paese : federalista. Associazione di cittadini su base nazionale, e linea politica di fondo immutabile tra un Congresso nazionale e l'altro. Libere associazioni di iscritti su base territoriale e tematica, all'interno della linea politica nazionale. Doppia partecipazione e simboli associati, riconoscibili. Democrazia interna, autentica, diretta e non di facciata.
    Queste poche parole descrivono sinteticamente il futuro partito di Svolta Europea.
    Significano che la “linea politica” del partito viene determinata dai Congressi nazionali e non può cambiare secondo come tira il vento. La linea politica non può determinare lo stravolgimento dei principi di fondo, i “paletti” , perchè significherebbe cambiare la natura stessa del progetto politico a cui hanno dedicato tante energie innumerevoli cittadini.
    Significa che i Congressi possono articolare, esplicitare, ampliare una linea politica largamente condivisa, in cui tuttavia anche le posizioni politiche di minoranza hanno diritto di cittadinanza, di espressione, di rispetto. Il partito è “terreno di sviluppo del fare politica all'interno di principi condivisi” non è una squadra di soldati agli ordini di uan dirigenza comunque determinata.
    Inoltre il partito nazionale ha caratteristiche federative : non vuole sostituirsi alle forme aggregative pre-esistenti e con esso compatibili, anzi, vuole portarle ad una sola unità d'intenti nazionale sulla base della condivisione dei principi del progetto federativo, del “patto” di collaborazione nazionale.
    Ciascuno conserva la sua identità storica, faticosamente costruita, ma la associa, se i suoi iscritti lo desiderano, ad una identità federale collettiva. Questo non implica che le singole persone non possano aderire a Svolta Europea anche se la loro associazione d'origine non aderisce come tale.
    Le adesioni a Svolta Europea sono sempre e comunque individuali. Uno vale uno.
    E questo significa VERA DEMOCRAZIA INTERNA. Significa che tutti gli aderenti al partito politico determinano con pari peso gli incarichi elettivi interni e le candidature ad incarichi istituzionali esterni da presentare nelle occasioni elettorali. Nessuna “nomina” da parte di organi direttivi del partito : scelte autonome ed indipendenti dei singoli aderenti, su base proporzionale. Chi riceve più voti va in cima alla lista.
Franco Puglia – 15 Novembre 2016